Dal co-design con gli atenei ai comitati permanenti: la rotta di Assintel per la digitalizzazione delle imprese italiane

Il digitale resta un driver di crescita per le imprese italiane e non più un’opzione accessoria. È il messaggio che arriva dall’Assintel Report 2025, presentato a Milano: per l’anno in corso il mercato ICT vale 44,3 miliardi di euro, in aumento del 4,5% dopo il +4% del 2024, e le aspettative per il 2026 restano positive, con tre aziende su dieci pronte ad aumentare il budget. Dietro i numeri si vede la normalizzazione della trasformazione digitale: solo il 3,6% delle imprese non è ancora digitalizzato, meno della metà rispetto a due anni fa, mentre cresce l’attenzione all’impatto ambientale delle tecnologie utilizzate. A trainare sono i servizi IT, il cloud, la cybersecurity, i big data e soprattutto l’intelligenza artificiale, che raddoppia la sua penetrazione nel giro di dodici mesi. La fotografia, però, non è uniforme: la spesa delle grandi aziende sopra i 500 addetti supera la metà del totale e corre più veloce, mentre micro e piccole realtà tengono il passo ma con ritmi più lenti.

Proprio per accelerare l’adozione diffusa, Assintel porta alla politica un’agenda digitale operativa che parte dalle leve educative. L’associazione chiede di rafforzare la cooperazione tra università e imprese con co-design dei percorsi, project work, stage su casi reali e una presenza più strutturata della docenza aziendale nei dottorati e negli ITS, semplificando le procedure. Propone inoltre una rete nazionale di Life Design Center dedicati alle discipline STEM per orientare studenti e lavoratori lungo tutto l’arco della vita, con un’attenzione specifica alla riqualificazione digitale, un supporto continuo alle scuole attraverso alternanza scuola-lavoro, summer camp tecnologici e sportelli territoriali per l’orientamento e lo sviluppo delle competenze.

Il secondo pilastro è la costruzione di meccanismi stabili di ascolto tra sistema formativo e tessuto produttivo. Da qui l’idea di comitati permanenti scuole-imprese, con il coinvolgimento di categorie e aziende per monitorare i fabbisogni professionali in tempo reale, affiancati da un Osservatorio Permanente sulla Formazione Digitale con funzioni di analisi, coordinamento e indirizzo delle politiche nazionali sulle competenze. L’obiettivo è allineare domanda e offerta in un mercato del lavoro che cambia rapidamente, riducendo il talent gap e mettendo a sistema le migliori pratiche emerse sui territori.

Sul fronte delle policy industriali e degli strumenti finanziari, l’agenda indica una filiera di interventi per spingere la trasformazione nelle micro, piccole e medie imprese. Assintel chiede di alimentare un circuito virtuoso tra Confidi, banche e Fondo di Garanzia per finanziare o anticipare al 100% i contributi a fondo perduto per R&S delle aziende digitali e i progetti di digitalizzazione delle MPMI su orizzonti triennali; di continuare a sostenere i Digital Innovation Hub delle associazioni di categoria che già operano sul territorio; di fissare regole chiare per il partenariato pubblico-privato che aprano davvero il mercato anche ai player più piccoli. C’è poi il capitolo Transizione 5.0, da scindere in due linee dedicate – digitale ed ecologica – per usare in modo più efficace le risorse, e quello degli appalti pubblici, da riformare premiando le aggregazioni di MPMI nei bandi Consip. Infine la semplificazione dei bandi: procedure più snelle e copertura al 100% di consulenza, formazione, compliance e certificazioni, con un adeguamento esplicito ai modelli di offerta in abbonamento e noleggio operativo tipici del software-as-a-service.

I dati del report aiutano a leggere le priorità anche dal punto di vista organizzativo. Gli ostacoli alla digitalizzazione restano in primo luogo economici, ma il peso del vincolo finanziario scende rispetto allo scorso anno; seguono la carenza di competenze e la cultura aziendale poco orientata al cambiamento. Al tempo stesso, aumenta la quota di imprese che dichiara di presidiare meglio sia le skill digitali interne sia la cultura dell’innovazione, segno che gli investimenti in formazione iniziano a produrre effetti. Nel nuovo capitolo dedicato alle vendite online emerge inoltre un legame diretto tra maturità digitale e capacità di fare e-commerce: tra le PMI più mature vende online quasi il 40%, contro appena l’11% di quelle con maturità bassa, confermando che non bastano canali e strumenti, serve una strategia integrata che unisca tecnologia, competenze e presenza strutturata sul web.

«Oggi più che mai, anche in vista della fine del sostegno del PNRR, è necessario investire per supportare le imprese italiane del digitale, a partire dalle PMI», afferma la presidente di Assintel Paola Generali. «Per questo abbiamo costruito, attraverso laboratori di co-creazione con accademia, imprese e istituzioni, un documento in dieci punti che offra alla politica una panoramica chiara su cosa serve all’ICT italiano per continuare a crescere e sostenere l’economia del Paese. Confidiamo che queste istanze possano tradursi in un vero cambiamento per il sistema Italia». Il report, realizzato con TIG, Istituto Ixè e Webidoo Insight Lab e con il supporto di AWS, Grenke, Intesa Sanpaolo e Webidoo, mette in fila tendenze, fabbisogni e proposte: digitalizzazione come infrastruttura competitiva, alleanze forti tra formazione e impresa, governance stabile della domanda pubblica e strumenti finanziari a misura di PMI. È da qui che passa, nei prossimi mesi, la continuità della crescita.

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