La corsa dell’HR Tech, human driven

Le risorse umane sono sempre più tecnologiche. Secondo il report Digital & Trends HR tech 2023 di Statista, le HR Tech entro il 2026 varranno più di 92 miliardi di dollari. Parliamo di tecnologie e sistemi pensati per supportare il management nella gestione del capitale umano raggiungendo il duplice scopo di rendere le organizzazioni più efficienti e le persone più coinvolte nel lavoro. Secondo gli estimatori delle HR Tech, infatti, proprio grazie a sistemi tecnologicamente avanzati sarà possibile creare ambienti di lavoro migliori.

Il primo, fondamentale, asset di cui disporre per abilitare una strategia basata sulle HR Tech è rappresentato dai dati. Secondo Gartner, solo il 20% delle aziende, a oggi, dispone di dati sui propri lavoratori ma, consapevoli della loro importanza, il 90% investirà in People Analytics Technology. Il budget stanziato a livello globale per integrare in azienda tecnologie basate sui dati potrebbe infatti superare i 3 miliardi di dollari.

È attraverso i dati che sarà possibile sviluppare tecnologie e sistemi predittivi ad alto valore aggiunto. I dipendenti, ad esempio, potranno avere accesso a uno “sportello personale” in cui visualizzare le buste paghe, le ferie, i percorsi di carriera e molto altro. Ma i dati saranno sempre più utili anche per creare un ambiente diversificato e inclusivo, per analizzare i comportamenti dei team, per monitorare le competenze e ideare percorsi formativi personalizzati. L’apprendimento di nuove skills e lo sviluppo professionale saranno infatti due temi chiave dell’HR Tech nel 2024.

Chi si occupa della formazione continua dovrà sviluppare modalità interattive e aggiornate per erogare contenuti, esigenza che porterà alla consacrazione delle tecniche di gamification. Le tecnologie di skills intelligence, infatti, aiuteranno a costruire database di competenze connesse, in costante aggiornamento, mostrando alle aziende quali sono i bisogni formativi e come colmare il talent gap. Affiancheranno, dunque, anche le funzioni specializzate nel recruiting, creando una nuova circolarità nei processi.

Ancora, la tecnologia entrerà a tambur battente in tutti i luoghi di lavoro, portando a una completa digitalizzazione dell’esperienza lavorativa. Le organizzazioni, infatti, continueranno a lavorare in maniera ibrida (settando nuove modalità), ma rimodelleranno le proprie infrastrutture, integrando l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico. Alle tecnologie digitali si chiederà di efficientare ulteriormente le attività di onboarding e di team building, di comunicazione interna e di gestione degli spazi, creando ambienti di lavoro più coinvolgenti e interattivi. Il tutto, strizzando l’occhio alle nuove generazioni che, da native digitali, sono alla ricerca di posti di lavoro innovativi e avanzati.

Ampio spazio sarà conquistato anche dal metaverso, realtà immersiva che promette di abbattere le barriere geografiche. Diversi studi prevedono, infatti, che entro il 2026, il 25% delle persone svolgerà almeno un’ora della propria attività lavorativa quotidiana nel metaverso.

All’HR Tech, dunque, il compito di ricostruire il lavoro, negli ultimi anni profondamente eroso nella sua identità. Ma con un’accortezza: che non si demandi tutto alla tecnologia. L’innovazione accelera i cambiamenti, ma sono sempre – e sempre dovranno essere – le persone a definire l’indirizzo e i valori del “lavoro nuovo”.

 

Foto: Shutterstock

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