
STEM e gender gap: si accorciano le distanze nella formazione, ma il divario retributivo persiste
Negli ultimi anni, il gap di genere nelle lauree STEM si è progressivamente ridotto: sempre più donne scelgono percorsi in Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, ottenendo risultati accademici migliori rispetto ai colleghi uomini. Tuttavia, se sul fronte della formazione il divario si sta colmando, nel mercato del lavoro persistono significative disuguaglianze retributive e occupazionali, con le laureate STEM che continuano a percepire mediamente stipendi inferiori e a incontrare maggiori difficoltà nella stabilizzazione contrattuale.
Più donne nelle STEM
Secondo il Rapporto 2024 di AlmaLaurea, basato sulle risposte da parte di laureati provenienti da 78 atenei, di cui 300 mila dal Rapporto 2024 sul Profilo dei Laureati e 660 mila dal Rapporto 2024 sulla Condizione occupazionale, il 41,4% dei laureati in ambito STEM è donna, una quota in crescita rispetto al 40,2% del 2019. Le studentesse sono mediamente più motivate e più performanti: il 58,1% di loro si laurea nei tempi previsti contro il 52,7% degli uomini, con un voto medio di 104,5 su 110 rispetto al 102,6 dei colleghi.
Nonostante questi dati positivi, il gender gap è ancora presente: nei gruppi disciplinari legati all’informatica e all’ingegneria industriale, la presenza femminile resta minoritaria. Inoltre, le donne tendono a scegliere percorsi meno orientati alla libera professione, il che incide sulle opportunità di carriera e sulle prospettive di guadagno.
Differenze nel mercato del lavoro
A cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione delle donne STEM è del 90,1%, inferiore rispetto al 92,6% degli uomini. Anche i contratti differiscono: il 49,9% delle laureate STEM ha un contratto a tempo indeterminato, contro il 56,1% degli uomini. Le donne sono più frequentemente impiegate con contratti a tempo determinato o in attività sostenute da borse di studio e assegni di ricerca.
Un aspetto positivo riguarda la percezione dell’efficacia della laurea: il 78,3% delle laureate STEM ritiene che il proprio titolo sia utile o molto utile per la professione, contro il 75,1% degli uomini.
Gender Pay Gap: le laureate STEM guadagnano il 12,6% in meno
La maggiore criticità riguarda la retribuzione: a cinque anni dal titolo, le donne STEM percepiscono in media 1.798 euro netti al mese, mentre gli uomini arrivano a 2.025 euro, con un divario del 12,6%. Un dato che, sebbene in calo rispetto al 2019 (quando il gap era del 19%), conferma la persistenza di una disuguaglianza salariale che penalizza le laureate anche nei settori più innovativi e richiesti dal mercato.
Passi avanti, ma la strada è ancora lunga
L’analisi dei dati mostra che il gender gap nella formazione STEM si sta riducendo, con un numero crescente di donne che intraprendono questi percorsi e ottengono risultati eccellenti. Tuttavia, le disuguaglianze nel mercato del lavoro, sia in termini di stabilità contrattuale sia di retribuzione, restano un problema significativo. Per colmare definitivamente il divario, sarà necessario intervenire con politiche attive volte a promuovere la parità salariale e un accesso più equo alle opportunità di carriera.
Superare il divario
Un problema cruciale quello del divario tra la valorizzazione dei percorsi di carriera in relazione al genere, accentuato dalla richiesta sempre più pressante di professionisti nel mercato del lavoro con competenze nelle discipline STEM. Senza un cambiamento significativo, molti di questi profili rischiano di allontanarsi dal mercato del lavoro italiano, alla ricerca di retribuzioni e ambienti lavorativi che favoriscono un rapporto equo e privo di differenziazioni di genere.
Per approfondire questo aspetto e le altre problematiche legate allo skill gap del mercato del lavoro italiano, GoodJob! terrà a Milano il 21 marzo un tavolo di lavoro dal tema “Skills for the future“, per ragionare insieme agli esperti di settore sul futuro del lavoro buono e ben fatto.