Studiare rappresenta un buon investimento? Con la laurea salario più alto del 45%

L’istruzione formale resta il principale motore dell’ascensore sociale. Anche in Italia. In particolare la formazione terziaria, ovvero l’università, apre le porte dei lavori più retribuiti e contribuisce alla costruzione di quelle competenze e di quella professionalità che garantiscono lo sviluppo di carriere solide e, spesso, soddisfacenti. Sono i dati dell’ottavo rapporto sull’università elaborati dall’Osservatorio JobPricing a dimostrare la convenienza di investire nella formazione e negli studi.

JobPricing, piattaforma specializzata di JobValue Human Capital Consulting dedicata alla consulenza aziendale nell’ambito della costruzione e gestione delle politiche retributive, ha incrociato i dati dei costi universitari con quelli messi a disposizione dagli utenti di StipendioGiusto.it – piattaforma dedicata a orientare i lavoratori nel complesso mondo delle retribuzioni – che ogni giorno confrontano le proprie retribuzioni con il mercato.

La ricerca di JobPricing

«L’idea che studiare non serva è un luogo comune privo di fondamento», afferma Alessandro Fiorelli, amministratore delegato di JobPricing. «I dati ci dicono esattamente il contrario. Anzi il percorso che porta fino alla laurea risulta particolarmente premiante. Si tratta, però, di una scelta da compiere in modo molto oculato e con estrema attenzione visto che il tipo di percorso di studi e perfino l’ateneo scelto sono fortemente impattanti in termini occupazionali, di carriera e quindi di guadagno nel medio e lungo termine».

Nonostante un sistema scolastico e formativo non certamente all’avanguardia – in Italia la spesa per istruzione ammonta al 4,3% del prodotto interno loro contro una media europea del 5% – studiare rimane un ottimo investimento. Infatti, tanto più alto è il livello di istruzione, tanto maggiori sono le possibilità di occupazione e tanto migliori sono le prospettive di carriera e di guadagno.

Da questo punto di vista l’istruzione terziaria rappresenta un acceleratore molto forte, come dimostrano i dati relativi alle prospettive occupazionali e salariali dei laureati: possedere una laurea, in media, consente di accedere a un salario del 45% superiore rispetto a quello di un non laureato, in media 13 mila euro di differenza sulla RAL, ovvero la retribuzione annuale lorda.

Made with Flourish

Quali discipline rendono di più

Esiste, inoltre, una marcata differenza a seconda del percorso di studi intrapreso e le discipline STEM sono decisamente quelle più remunerative. Non solo, è molto importante l’ateneo in cui si sceglie di studiare: i Politecnici e le università private pagano in media di più delle università pubbliche e, a livello geografico, le università del Nord rendono di più rispetto a quelle del Sud.

Un ulteriore aspetto, molto importante da considerare, è quello che l’investimento in istruzione non è un investimento a breve termine: il cosiddetto payback si concretizza dopo diversi anni a seconda dell’ateneo e del percorso di studi. Come si può vedere nella tabella sottostante, dove gli atenei sono ordinati in funzione dell’indice di payback, cioè del tempo necessario per rientrare dell’investimento degli studi universitari, comprensivo di tasse universitarie, materiale didattico eventuali alloggi e ogni altra spesa.

Made with Flourish

«Molto spesso», sottolinea Mariangela Lupi, a capo delle risorse umane di LHH, «nel dibattito a cui stiamo assistendo sul salario minimo, manca o è molto marginale il riferimento alle competenze. Ancora una volta però questa analisi mette in luce come la formazione, in particolare la formazione universitaria, sia un ottimo viatico per percorsi di carriera brillanti. Il ridotto numero di iscrizioni all’università, unito a elevati tassi di abbandono scolastico, implicano infatti un alto tasso di disoccupazione giovanile. L’investimento in formazione, indipendentemente dai tempi di ritorno che possono variare dalla facoltà e dall’ateneo che si sceglie di frequentare, è dunque un buon investimento. Dalla nostra esperienza possiamo notare come nei percorsi di carriera emerge rarissimamente un diplomato rispetto a un laureato. Questo non vuol dire che non si possa trovare una collocazione professionale senza laurea, ma i dati dimostrano che l’accrescimento delle competenze date da percorsi di studio solidi è ancora, specie nel privato, il viatico necessario per accrescere i propri livelli retributivi».

Foto: VENEZIA 27/07/23 – Giorno della laurea in Piazza San Marco. ©Andrea Pattaro/Vision

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