Banca d'Italia: mancano le competenze di qualità per mettere in atto il Pnrr

«In alcuni settori potrebbe essere più difficile garantire livelli di competenze adeguati alla domanda generata dal Pnrr». Il testo è scritto con lo stile sobrio e tecnico delle pubblicazioni scientifiche, e si trova nel paper “Questioni di Economia e Finanza” (qui in pdf) di febbraio 2023 pubblicato dalla Banca d’Italia, dal titolo “L’occupazione attivata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e le sue caratteristiche”, scritto da Gaetano Basso, Luigi Guiso, Matteo Paradisi e Andrea Petrella.

Il contenuto però è di quelli potenzialmente esplosivi. In sintesi, il report analizza la domanda di lavoro generata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, e la mette a confronto con le dinamiche demografiche e del mercato del lavoro italiano degli ultimi anni. E la conclusione, semplificando, è che l’Italia farà molta fatica a trovare le figure tecniche necessarie per portare a termine le iniziative previste dal piano con cui l’Unione europea ha affidato al nostro paese l’enorme somma di 235,6 miliardi di euro, di cui 191,5 tramite il Recovery and resilience facility, da spendere entro il 2026, altri 13,5 miliardi tramite React EU e infine 30,6 miliardi afferenti al Fondo nazionale complementare.

Le potenzialità del PNRR (numero di nuove posizioni per settore)

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Mancano ricercatori e informatici

Tale carenza di professionalità riguarda soprattutto, si legge nel paper della Banca d’Italia, «settori quali la ricerca e sviluppo e la produzione di computer, apparecchi elettrici e ottici, dove peraltro la variazione della domanda attivata dal Pnrr nei prossimi sei anni sarebbe superiore alla variazione dell’occupazione registrata nel periodo 2014-19».

Tali comparti sono caratterizzati «da una forza lavoro altamente qualificata – scrivono Basso, Guiso, Paradisi e Petrella –, per compensare l’aumento di domanda di competenze analitiche e specializzate si renderebbero quindi necessari investimenti significativi in istruzione e in politiche attive – almeno per le figure professionali che richiedono, e permettono, una formazione tecnica specifica acquisibile in tempi ristretti».

Attrarre migranti

Oltre alla formazione, secondo i tecnici della banca centrale italiana, «politiche migratorie finalizzate all’attrazione di personale qualificato potrebbero rappresentare un canale prioritario per l’aumento dell’offerta di lavoro nel breve periodo in un contesto di perdurante emigrazione di italiani laureati e flussi in ingresso di stranieri caratterizzati da bassi livelli di istruzione. La dinamica della domanda di lavoro sostenuta dal Pnrr potrebbe favorire di per sé un miglioramento del saldo migratorio netto».

Le considerazioni dei tecnici della Banca d’Italia riecheggiano quanto scritto dal Cnel in dicembre, in un rapporto in cui si prevedevano difficoltà nel reperimento di «professioni cruciali per gli avanzamenti nei processi di innovazione tecnologica e transizione digitale, quali specialisti in scienze matematiche e informatiche, tecnici ICT, ingegneri e tecnici in campo ingegneristico».

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