L'equilibrio precario tra lavoro e maternità nel nuovo rapporto Save the Children

In questi mesi il dibattito pubblico si è spesso concentrato sul calo delle nascite in Italia che quest’anno registra un record in negativo: nel 2023 sono state 379.000 le nascite totali, segnando un calo del 3,6% rispetto all’anno precedente. Il nuovo rapporto di Save the Children “Le Equilibriste – La maternità in Italia 2023” permette di comprendere meglio la situazione attuale delle madri in Italia (qui il nostro articolo sul rapporto dell’anno scorso).

Disparità di genere nel mondo del lavoro e ruoli di cura

La disparità di genere nel mondo del lavoro è evidente, con il tasso di occupazione femminile nel gruppo di età 15-64 anni che è stato del 52% nel 2023, inferiore alla media dell’Unione Europea del 65%.

La differenza tra il tasso di occupazione degli uomini e delle donne nel 2023 era del 17,9 punti percentuali, una delle più ampie dell’Unione Europea. Questa differenza si fa ancora più grande quando è presente un figlio: per gli uomini di età compresa tra i 25 e i 54 anni il tasso di occupazione è al 91% mentre è del 64% per le donne. Il divario cresce ancora di più quando i figli sono due: il tasso di occupazione maschile è del 91% contro quello femminile al 57%.

Questa disparità è legata al concetto di “motherhood penalty”, che si riferisce al disequilibrio nei ruoli di cura, che diventa particolarmente forte quando ci sono figli, o persone non autosufficienti nel nucleo familiare.

Le dimissioni delle madri continuano ad aumentare

Conciliare vita privata e lavoro sembra ancora più complesso per le madri. Nel corso del 2022, sono state effettuate complessivamente 61.391 convalide di dimissioni volontarie per genitori di figli in età 0-3; di queste, 44.699 (72% del totale) riguardavano donne e 16.692 (27%) riguardavano uomini. Le dimissioni femminili sono aumentate del 17% confronto al 2021.

Per le donne, la motivazione principale è la difficoltà nel conciliare lavoro e cura del bambino: Il 41% delle donne che hanno presentato dimissioni ha attribuito questa scelta alla mancanza di servizi di assistenza per l’infanzia, mentre il 21% ha indicato problematiche legate all’organizzazione del lavoro in relazione alle esigenze familiari.

Complessivamente, le sfide legate alla cura rappresentano il 63% di tutte le motivazioni fornite dalle madri lavoratrici. Per gli uomini invece la motivazione principale è di natura professionale: il 78% ha dichiarato che la fine del rapporto di lavoro è stata dovuta a un cambio di azienda, mentre solo il 7% ha citato esigenze di cura dei figli come motivo principale per lasciare il lavoro.

Il benessere psicologico

Un’indagine condotta da Ipsos per Le Equilibriste ha evidenziato diversi aspetti critici, tra cui il senso di solitudine, la mancanza di tempo per sé e la carenza di sostegno emotivo e psicologico.

L’indagine, condotta su un campione di 2691 mamme lavoratrici, ha rivelato che molte di loro si sentono trascurate e poco supportate nel contesto lavorativo. La maggior parte lamenta di non avere abbastanza tempo per dedicarsi ai propri hobby o passioni, mentre quasi otto su dieci dichiarano di provare sensi di colpa legati alla gestione di questi due ambiti della loro vita.

Le richieste delle madri lavoratrici sono chiare: maggior riconoscimento e sostegno da parte delle aziende. Chiedono retribuzioni adeguate, periodi di maternità più lunghi e flessibili, la possibilità di lavorare da remoto e avere orari flessibili. Vogliono un carico di lavoro equamente distribuito e una cultura aziendale inclusiva. Inoltre, esprimono la necessità di avere accesso a servizi educativi per la prima infanzia, come asili nido, anche a livello aziendale, e supporto per le esigenze dei figli in ambito scolastico.

Le mamme lavoratrici chiedono anche un maggiore sostegno emotivo e psicologico, sia formale che informale, e opportunità per il loro benessere fisico e psicologico, come corsi e servizi dedicati. È fondamentale che queste risorse siano accessibili anche in termini di costi. Esprimono inoltre il bisogno di un maggiore coinvolgimento da parte del partner nella gestione del lavoro domestico e della cura dei figli.

L’indice delle madri: Bolzano e Emilia Romagna ancora in testa

Nel rapporto troviamo anche una classifica, sull’Indice delle madri per regione, frutto di una collaborazione con l’Istat. Questo indice si basa su sette dimensioni: demografia, lavoro, servizi, salute, rappresentanza, violenza, soddisfazione soggettiva con un totale di 14 indicatori provenienti da varie fonti del sistema statistico nazionale.

L’Indice delle madri, con un valore di riferimento pari a 100, fornisce un quadro delle condizioni socio-economiche delle donne: valori superiori indicano una situazione più favorevole, mentre valori inferiori evidenziano condizioni meno vantaggiose.

La Provincia Autonoma di Bolzano, nonostante una diminuzione di 3 punti rispetto al 2022, conserva la prima posizione in graduatoria anche nel 2023, con un indice di 115, seguita dall’Emilia-Romagna (110) e dalla Toscana (109). Al contrario, le regioni del Mezzogiorno si confermano al di sotto del valore di riferimento Italia, come nel 2022. L’Abruzzo occupa il 14esimo posto della graduatoria con un indice di 99, mentre la Basilicata si posiziona al 21° posto con un indice di 87.

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