
Ikigai: la filosofia giapponese per trovare il proprio scopo nella vita e in azienda
Come si raggiunge la felicità? Una possibile risposta a questa domanda esistenziale, che da sempre accompagna l’umanità, arriva dalla cultura giapponese, dove è nato il concetto di Ikigai. Questa parola è traducibile come “ragione d’essere”, “scopo della vita”.
Nel suo libro “Ikigai. Il metodo giapponese. Trovare il senso della vita per essere felici”, Bettina Lemke spiega che l’Ikigai rappresenta la ragione per cui la mattina ci si alza dal letto, carichi di energia, entusiasmo e motivazione. Incarna lo stato d’animo di chi conosce il significato della propria esistenza e sperimenta gioia e appagamento, dedicandosi a progetti significativi e ad attività che accendono l’anima. In questa prospettiva, la felicità coincide con la pienezza di senso: scoprire il proprio scopo consente di trascorrere un’esistenza soddisfacente, ricca di significato e degna di essere vissuta attimo dopo attimo.
Introduzione all’Ikigai tra concetto e pratica
L’Ikigai non è appannaggio esclusivo di chi ha un’unica, grande passione, ma si manifesta anche nelle piccole cose, come coltivare un hobby o trascorrere una serata in compagnia di amici. L’autrice sottolinea che l’Ikigai è un tesoro nascosto nelle profondità di ciascuno di noi: quando lo portiamo alla luce e lo traduciamo in azioni concrete, funge da bussola, rispecchiando le nostre convinzioni più intime e rispondendo ai bisogni della nostra interiorità.
L’Ikigai si articola in quattro aree tematiche, Missione, Passione, Professione e Vocazione, che si intersecano tra loro, comprendendo:
- ciò che si ama fare (tra Missione e Passione);
- ciò che si sa fare bene (tra Passione e Professione);
- ciò per cui si può ricevere un compenso (tra Professione e Vocazione);
- ciò di cui il mondo ha bisogno (tra Vocazione e Missione).
Trovare il proprio Ikigai è frutto di un percorso di auto-ascolto e scoperta interiore, per attingere al potenziale creativo e alla profonda saggezza latenti dentro di sé. Il primo passo è liberarsi dalle false proiezioni e aspettative altrui, per lasciare spazio a cuore e mente, facendo emergere desideri, aspirazioni, inclinazioni e capacità. Questo processo dura tutta la vita e richiede di riconsiderare periodicamente quali componenti dell’Ikigai conservano la loro pregnanza e quali vanno adeguati alle nuove circostanze o ai cambiamenti personali.
Secondo alcuni studi clinici riportati nel volume di Bettina Lemke, conoscere e seguire il proprio Ikigai alzerebbe persino l’aspettativa di vita. Un caso emblematico è l’isola di Okinawa, dove il tasso di ultracentenari è tre volte superiore alle quattro grandi isole del Giappone. Gli abitanti di Okinawa conservano, anche in età avanzata, un forte slancio vitale, grazie al proprio Ikigai, supportato da uno stile di vita sano e da uno spiccato senso di comunità e mutuo soccorso, senza però rinunciare ad autonomia e indipendenza individuali.
Applicazioni dell’Ikigai nel contesto organizzativo
Acquisire consapevolezza del proprio Ikigai significa applicarlo in ogni ambito della vita, incluso quella professionale. Anche le aziende, come gli individui, possono operare in sintonia con l’Ikigai, assimilabile al purpose o scopo ultimo per cui l’impresa esiste. Il successo di un’azienda dipende in gran parte dall’allineamento strategico tra il purpose del singolo e quello dell’impresa, ovvero tra l’Ikigai individuale e quello organizzativo. Quando questa convergenza si realizza, si innesca un circolo virtuoso capace di generare valore collettivo, favorire uno sviluppo condiviso e promuovere una crescita sostenibile. Per ciascun employee, le 4 aree chiave dell’Ikigai (Missione, Passione, Professione e Vocazione) si declinano come segue.
- Ciò che si ama fare: coltivare con curiosità le proprie passioni, professionali e non solo, aprendosi a contaminazioni cross-settoriali per portare in azienda idee e proposte innovative; dimostrare proattività nell’individuare e partecipare a progetti stimolanti, che coniugano business e sviluppo personale.
- Ciò che si sa fare bene: riconoscere le proprie competenze distintive e investire in autoformazione per rafforzarle; partecipare ai percorsi di learning offerti dall’organizzazione; richiedere mentorship e feedback costanti in ottica di miglioramento continuo.
- Ciò per cui si può ricevere un compenso: comunicare con trasparenza, sin dalle fasi di recruiting, le proprie aspettative; negoziare pacchetti retributivi equi, valutando benefit, welfare e opportunità di crescita.
- Ciò di cui il mondo ha bisogno: cercare organizzazioni allineate al proprio purpose; comprendere missione e obiettivi aziendali per apportare un contributo significativo e misurabile; approfondire dinamiche di mercato e trend emergenti per cogliere bisogni latenti delle persone; collaborare per identificare soluzioni in grado di rispondere alle reali esigenze del target, con attenzione agli impatti su ambiente e società.
Dal punto di vista dell’azienda, i medesimi ambiti dell’Ikigai trovano applicazioni speculari.
- Ciò che si ama fare: articolare e veicolare in modo efficace il proprio purpose, calandolo in pratiche concrete; promuovere valori chiari e condivisi; creare spazi di espressione e confronto, stimolando creatività, sperimentazione e scambio di idee per incentivare un’innovazione bottom-up.
- Ciò che si sa fare bene: dare priorità alla gestione e formazione continua dei talenti; implementare programmi di mentorship, sistemi di ascolto attivo e raccolta feedback; assegnare ruoli e funzioni in linea con le competenze e le inclinazioni delle risorse; favorire condivisione della conoscenza e apprendimento collaborativo tramite le “Community of Practice” (CoP). Le CoP sono gruppi di persone che hanno in comune tre elementi: un dominio di interesse, una community dove i membri interagiscono e costruiscono relazioni, e una pratica condivisa basata su un repertorio di risorse, strumenti e modalità di problem-solving sviluppati nel tempo. Attraverso lo scambio continuo di esperienze, best practice e lezioni apprese, le CoP fungono da catalizzatori dell’innovazione e veicoli di nuovo sapere all’interno dell’azienda.
- Ciò per cui si può ricevere un compenso: disegnare un modello di business sostenibile, che crea valore economico, sociale e ambientale per l’intero ecosistema degli stakeholder, attraverso prodotti, servizi o esperienze distintivi che il mercato riconosce e premia.
- Ciò di cui il mondo ha bisogno: rispondere ai reali bisogni della società sia sul fronte esterno, generando un impatto positivo sulla comunità e sull’ambiente, sia su quello interno, mediante politiche di welfare e work-life balance orientate al benessere dei dipendenti, delle loro famiglie e per estensione della società, promuovendo uno sviluppo sostenibile e inclusivo.
L’armonizzazione tra Ikigai individuale e organizzativo non è un traguardo acquisito, ma un equilibrio dinamico, che richiede impegno bidirezionale e costante per essere mantenuto. Solo attraverso questo sforzo sinergico e continuativo, la realizzazione personale dei dipendenti diventa il motore della performance organizzativa, e il successo aziendale alimenta a sua volta il benessere e la crescita professionale delle persone.