Intelligenza Artificiale & HR Leadership: come cambia il lavoro?

L’intelligenza artificiale generativa si sta affermando su tutti i fronti, plasmando il modo di lavorare, aprendo nuove prospettive ma suscitando anche nuovi interrogativi, tra cui una crescente preoccupazione circa le sue implicazioni sul futuro dell’occupazione. In questo contesto, è fondamentale esaminare attentamente l’impatto dell’IA sul mondo del lavoro. All’incontro “Intelligenza artificiale & HR leadership” organizzato da Mylia, brand di Adecco Group che si occupa di formazione e sviluppo, e moderato da Silvia Pagliuca, si è parlato proprio di questo.

Roberto Pancaldi, Managing Director di Mylia, inizia così il confronto: «In molti sperimentano l’IA generativa: nel contesto lavorativo c’è curiosità, spesso diffidenza e talvolta paura. È importante conoscerla per poterla utilizzare al meglio. Secondo i dati, da oggi al 2030, ben 8 professioni su 10 cambieranno tramite l’introduzione dell’intelligenza artificiale».

Imparare a usare ChatGPT

Stefano Schiavo, Founder e Ceo di Sharazad, azienda che aiuta le organizzazioni a sviluppare nuovi modelli di business, racconta la sua esperienza sul tema IA. Per comprenderla, non è fondamentale che tutti imparino il linguaggio tecnico o sappiano fare analisi statistiche: l’intelligenza artificiale è una GPT, ha spiegato Schiavo, ossia una General Purpose Technology, e crea elementi che somigliano a cose dette o fatte da un essere umano. Le macchine sono efficienti nella sintassi mentre gli uomini si occupano del problem solving. Si potrebbe riassumere così: la semantica degli uomini, la sintassi delle macchine.

Nel corso dell’evento sono state esposte alcune ricerche tra cui una di Microsoft, che ha fatto utilizzare ChatGPT a 31.000 persone in ambito professionale. Tra chi si dimostra più o meno scettico sull’argomento, dal report emerge che chi usa ChatGPT è più contento del proprio lavoro. C’è sicuramente una nuova interfaccia tra l’uomo e la conoscenza umana. Infatti, anche chi non ha mai utilizzato certi tools grazie all’IA oggi riesce a programmare tra “no code” e “low code”, ovvero usando interfacce grafiche intuitive. Il tema è individuare i casi d’uso e trasformare questo strumento da una potenzialità a un uso di concreto. La formazione, più che fornire strumenti e tecniche, serve proprio per acquisire spirito critico e consapevolezza dei mezzi.

Più efficienza nel settore HR

Daniela Matrella è HR Manager del gruppo ITAB e nel suo intervento pone l’attenzione sul settore delle risorse umane. La digitalizzazione e l’utilizzo dati sono strategici per chi si occupa di HR e per i manager, ma nonostante ciò c’è una resistenza al cambiamento per il timore che la macchina possa sostituire la persona. Nel Gruppo ITAB, i recruiter utilizzano l’IA per scremare le candidature in arrivo tramite delle keywords e per generare risposte o feedback in automatico. Nel reparto fabbrica, invece, creeranno un’app nel computer di bordo per avere un database dove, scrivendo una domanda, si riceverà una risposta automatica.

Secondo Luca Bauckneht, Chief People Officer di FAAC technologies, le sfide nelle risorse umane sono molte e l’IA è una fra tante. Nella sua azienda hanno iniziato a parlare di IA generativa partendo dalla formazione sul top management a cui seguirà una formazione più generalista ai people management. Riporta come le sperimentazioni siano all’ordine del giorno in tantissime aziende e un esempio è caratterizzato dalle job description dove, tramite un database, la produzione del contenuto diventa generativa.

«Le competenze di cui necessitiamo sono in costante cambiamento – commenta Roberto Pancaldi -. La formazione è centrale per crescere e migliorare. L’IA serve a semplificare il lavoro: i dati ci permettono di avere più info, è una base di partenza da cui l’essere umano riesce a fare scelte migliori. La macchina ci restituisce qualcosa di interessante se la interroghiamo nel modo giusto».

Il monastero nel metaverso

Carlo Tersughen Serra è un monaco buddhista. Secondo la sua filosofia, la conoscenza è al centro della vita e, in questo momento, il centro della conoscenza non è riposta in noi. C’è, quindi, uno scollamento di identità: chi siamo se non produciamo più conoscenza? L’introduzione dell’IA rimette al centro l’essere umano, afferma Tersughen Serra. È un passaggio in cui inevitabilmente il genere umano cambierà, spiega: alcuni compiti saranno affidati alle macchine e potremmo occuparci di ciò che si colloca alla base. Il Maestro zen ha anche creato un monastero nel metaverso per costruire ponti e relazioni spirituali, scatenando non poche reazioni.

La mattinata si è conclusa con l’intervento di Matteo Cocco, business strategist. Il change management, ha spiegato Cocco, è una forma di people managemenet che prende vita attraversando un momento di cambiamento grazie all’uscita dalla propria zona di comfort. Negli ultimi minuti, infine, si sono tenuti alcuni quiz interattivi generati da un’intelligenza artificiale e pensati per simulare una serie di situazioni che possono accadere nel contesto lavorativo.

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