Kibun, la startup che misura il benessere in azienda

In giapponese kibun significa buonumore. Anna Bauer e Danilo Fink hanno fondato due anni fa una startup che misura il benessere dei dipendenti in azienda. Convinti che l’attenzione al personale sia una delle principali chiavi di successo per qualsiasi organizzazione pubblica o privata, hanno battezzato Kibun la loro impresa. L’approccio alla cultura aziendale e alle risorse umane è prettamente scientifico, quasi matematico tanto che «lo sviluppo organizzativo e del personale è basato sui dati», sottolinea Bauer.

Del resto, come recita una massima dell’economista Peter Drucker, non si può gestire qualcosa che non sia misurabile. Lontano da un approccio paternalistico o di mera ottemperanza periodica a obblighi prestabiliti, Kibun raccoglie dati in modo regolare, semplice e veloce. Le informazioni creano un flusso continuativo che viene rielaborato da coach professionisti per diventare la base delle consulenza perché, sottolinea Bauer «i dati da soli servono a poco, è necessaria la capacità interpretativa, che è una caratteristica soprattutto umana. L’Intelligenza Artificiale potrebbe anche essere in grado di interpretare i dati, ma è chiaro che l’esperienza dei coach e l’interazione umana sono un valore aggiunto imprescindibile».

Basata su cloud, distribuita in tre lingue, italiano, tedesco e inglese, obiettivo di Kibun è consentire alle aziende in Germania, Austria, Svizzera e Italia di garantire ai propri lavoratori il livello di benessere e di soddisfazione tali non solo da farli rimanere in azienda, ma anche di contribuire a farla crescere. Dopo i primi test in Alto Adige, la startup ha cominciato a esplorare il mercato tedesco e austriaco mirando alle aziende e promette di diventare il principale alleato dei responsabili delle risorse umane. Dal 2023 alle lingue si aggiungerà il francese e ci sarà la disponibilità di includerne altre se i clienti ne avranno bisogno.

Abbiamo contattato Anna Bauer per farle alcune domande e capire qualcosa di più di questo progetto.

Cos’è il Kibun e come funziona?
È un software per la misurazione continua, per la maggior parte settimanale, della soddisfazione e della motivazione dei dipendenti in combinazione con la guida personale nell’implementazione di misure per migliorare la cultura aziendale.

Perché è importante misurare la felicità all’interno di un’organizzazione/azienda.
I dipendenti soddisfatti sono più motivati, più impegnati, più produttivi, più creativi, più innovativi: lo dimostrano numerosi studi. Inoltre, il nuovo lavoro e la progettazione del mondo del lavoro moderno non riguardano più solo l’esecuzione di compiti, ma anche il design e il significato. La soddisfazione riflette questo aspetto. In questo modo si riducono anche le fluttuazioni, i giorni di malattia, il burn-out, ecc. I vantaggi sono molteplici, sia dal punto di vista economico che sociale.

È un algoritmo a rilevare la felicità o le valutazioni sono effettuate da esperti?
La rilevazione viene effettuata dal software in tempo reale, la valutazione e l’interpretazione vengono fatte dalle aziende insieme ai nostri Innovation Architects – una rete internazionale di business coach – per poi passare all’implementazione.

Ci sono diversi coach nel vostro staff. Kibun applica il metodo del coaching su larga scala?
Abbiamo scoperto che i dati e le analisi da soli non cambiano nulla. È vero che essi costituiscono la base oggettiva e solida dello sviluppo. Tuttavia, per la maggior parte delle aziende, la grande sfida è l’implementazione. Dopo tutto, nella vita di tutti i giorni ci sono sempre cose presumibilmente più importanti e urgenti da fare. Soprattutto in questo caso è importante avere al proprio fianco uno sparring partner e un mentore. Dopo tutto, il cambiamento culturale è una maratona, non uno sprint.

Può raccontarci una storia di successo? Quali risultati sono stati raggiunti?
Molti! Accompagniamo le aziende in processi di trasformazione olistica e forniamo cifre e KPI sul fattore ‘soft’ della cultura aziendale. Siamo stati in grado di accompagnare e accelerare un cambio generazionale, proprio come abbiamo fatto con una fusione. A volte si tratta anche di progetti più piccoli, come garantire che i nuovi valori sviluppati siano vissuti in azienda. E naturalmente Kibun serve perfettamente come strumento di leadership per vedere a colpo d’occhio le esigenze del team e poter agire in modo efficiente. Un managing director di una grande azienda altoatesina, per esempio, ci ha spiegato di non prendere più decisioni in base al proprio istinto o allo stato d’animo, ma sulla scorta di una database significativo dell’intera azienda e quindi riesca ad agire in modo più mirato ed efficiente. In generale, sono particolarmente apprezzati la trasparenza, la verità oggettiva, il contatto regolare con il personale e l’approccio strutturato.

Ci sono organizzazioni o aziende per le quali Kibun non è raccomandato?
Aziende con meno di 10 dipendenti perché lì si può ancora cogliere l’umore abbastanza bene in una conversazione faccia a faccia alla macchinetta del caffè, a meno che non si lavori da remoto. Oppure aziende che non sono disposte o capaci di cambiare e svilupparsi. Ce ne sono ancora diverse. Ciò che serve è l’impegno della direzione ad allinearsi al futuro, la disponibilità a guardarsi allo specchio e a prendere sul serio il feedback dei dipendenti. Solo così rivoluzioneremo insieme il mondo del lavoro e lo renderemo una collaborazione significativa e di successo duraturo.

Il modello ‘circolare’ di Kibun

 

In copertina Anna Bauer, foto tratta da suo profilo LinkedIn

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