'L’illusione dei numeri uno': invertire la rotta della società performativa

«Hai valore solo se sei il numero uno». Siamo cresciuti così. Con un culto esasperante ed esasperato della performance. Siamo valutati quotidianamente per il risultato che riusciremo a ottenere, per lo sforzo che faremo nell’accettare i più disparati sacrifici ed eccellere nella professione. Eppure, stiamo implodendo. Daniele Ciacci ne ‘L’illusione dei numeri uno’, edizioni Trèfoglie, tratteggia la parabola performativa e il suo fallimento con un’analisi lucida e profonda.

«Siamo stati educati a poter diventare tutto ciò che vogliamo, anzi, ad avere il dovere di diventare ciò che vogliamo, a ogni costo – scrive l’autore. Non importa se non siamo veramente interessati, se non sappiamo cosa vogliamo diventare. Il capitalismo odierno ci numera e ci mette in gara». Tutti, di conseguenza, aspiriamo a essere i numeri uno, anche se questo significa barattare la nostra serenità e rinunciare alla qualità di vita che avremmo sempre desiderato.

La rinuncia del tempo

Il tempo. Ecco la prima grande rinuncia. Scegliamo – consapevolmente o meno – di donarlo al lavoro, salvo poi lamentarci perché ‘tempo fugit’. E a questa mancanza ne aggiungiamo un’altra, quella inerente allo spazio. Ricerchiamo luoghi in cui poter “tirare il fiato”, in cui poterci ritrovare. Salvo poi gettare questo spazio in pasto ad attività che non ci renderanno davvero liberi né felici.

Millennials sempre più insoddisfatti

Il libro di Ciacci è, nell’accuratezza con cui seziona le ragioni della modera insoddisfazione («I millennials – scrive a più riprese – sono sempre insoddisfatti») estremamente attuale. Ce lo dicono i dati: secondo una recente indagine di Mindwork e DOXA, il 75% dei lavoratori under 34 si è dimesso almeno una volta per preservare la propria salute psicologica (dato 2022). Un trend in crescita dell’11% rispetto al 2021. Non solo, più di 6 persone su 10, in Italia, hanno sperimentato un malessere psicologico legato al lavoro. E – aggiunge Gallup – appena il 4% degli italiani è felice della propria occupazione. La ragione? Sta nella prigione dorata e invisibile, come una stanza dalle pareti di vetro, in cui ci siamo imprigionati. In questo contesto, anche la tensione a fare carriera – di per sé naturale – diventa pericolosa, prima di tutto per se stessi.

Le trappole autodistruttive delle soft skills

Dovremmo, quindi, destrutturare il concetto stesso di performance, a partire dalle soft skills. Sono proprio le competenze trasversali che, secondo l’autore, contribuiscono a costruire la gabbia di cui sopra. Flessibilità, multitasking e positività rischiano di diventare trappole autodistruttive che generano ansia, frustrazione e burnout. Condizioni che Ciacci ha vissuto sulla propria pelle: «La più grande malattia dell’uomo moderno – afferma – è lo stress. Siamo stati abituati a rispondere in modo efficace ed efficiente a ogni situazione. Il rischio più grande è arrivare secondi». E questo è un problema sia di contesto che personale. Riuscire o fallire. Siamo immersi in un circolo virtuoso la cui chiave d’uscita, secondo l’autore, è da ricercarsi nel ritorno all’essenziale. A quel primo respiro che contraddistingue la vita umana e che ci spinge a trovare una nuova consapevolezza nel e del presente. Solo così, esasperando l’azione potenziale e intenzionale, potremo tornare a essere liberi. Per riscoprire la bellezza di essere non numeri uno, ma numeri zero. Una rivoluzione intima che potrà generare un nuovo umanesimo dai benefici condivisi.

Daniele Ciacci, facilitatore certificato LEGO® SERIOUS PLAY® e autore del libro, presenterà ‘L’illusione dei Numeri Uno’ venerdì 31 marzo alle 18.30 alla libreria ItalyPost di Padova in un incontro condotto da Elia Coccimiglio.

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