Progettare una vita felice in 11 passi: secondo Stanford si può

L’inizio di un nuovo anno è il momento ideale per pensare a nuovi progetti. E quale progetto può essere più rilevante di una vita appagante, produttiva e felice?

Realizzare un percorso soddisfacente e su misura è un diritto-dovere di ciascuno di noi ma per riuscirci occorre partire da una presa di coscienza cruciale: la felicità è una nostra responsabilità. Bill Burnett e Dave Evans, due innovatori della Silicon Valley e docenti del corso “Designing your life” presso l’università di Stanford, iniziano proprio da qui per insegnare agli studenti come ideare il proprio futuro professionale e non solo, attraverso un approccio non convenzionale che applica i principi del Design Thinking, di solito utilizzati nella progettazione di prodotti, servizi ed esperienze che puoi approfondire in questo articolo della rubrica DigiLogos, dedicato a principi e vantaggi di questa metodologia, impiegata per generare idee e soluzioni con un approccio collaborativo, agile e flessibile.

Oggi passiamo dalla teoria alla pratica, ripercorrendo gli 11 passi proposti dai docenti di Stanford per un buon life design. Pronti a mettervi alla prova?

1. Parti da dove sei

Per lavorare su un problema occorre scegliere quello giusto, evitando di sprecare tempo ed energie in attività che sfuggono al tuo controllo o che hanno poche probabilità di successo. La valutazione nel life design comprende tutte le aree della vita (salute, lavoro, amore e gioco inteso come passioni che ti procurano gioia). Pensa a questi quattro ambiti come agli indicatori presenti sul cruscotto della tua auto che forniscono informazioni importanti sullo stato del tuo veicolo. Affianca a ciascun indicatore una barra che va da 0 (valore minimo) a 4 (valore massimo) ed indica il punto in cui ti trovi. Scrivi delle frasi su come vanno le cose in ogni area, chiedendoti se esiste un problema che vorresti affrontare.

2. Costruisci una bussola

È giunto il momento di scrivere. Metti nero su bianco due visioni, una più ampia riguardante la vita (es. perché esistiamo?; qual è il nostro scopo?), una più specifica incentrata sul lavoro (es. che cosa significa il lavoro?; che cosa rende un lavoro di valore?). Basteranno 250 parole per visione. Rileggi infine le visioni, valutando la reciproca coerenza ovvero i punti in cui si integrano, le differenze, se una delle due prevale e in che modo.

3. Trova la tua strada

Redigi per almeno 3 settimane un registro delle attività, tracciando i momenti in cui ti senti coinvolto e carico di energia (es. corso di canto, allenamento, contatto con i clienti) ed annotando alcune riflessioni su ciò che funziona e non funziona per te. Dopo aver ottenuto una buona quantità di registrazioni, prova ad aumentare il livello di dettaglio delle tue notazioni per elaborare riflessioni sempre più significative, seguendo il metodo AEIOU, che offre diversi sistemi di domande da usare per riflettere meglio:

  • la tipologia di Attività che stavi facendo e il tuo ruolo in essa;
  • l’Ecosistema in cui ti trovavi e come ti ha fatto sentire;
  • le Interazioni che hai avuto;
  • gli Oggetti e gli Utenti che hanno contribuito alla tua esperienza.

Un altro modo per estrarre valide intuizioni dal tuo Diario è sfruttare le esperienze di picco del passato per leggere in modo più chiaro il presente.

4. Sbloccati

Genera molte idee per esplorare tutte le possibilità per il tuo futuro, senza fermarti alla prima soluzione che ti viene in mente. Partendo dal diario dei buoni momenti, scegli un’attività che ti ha coinvolto, una che ti ha dato molta energia e un’esperienza durante la quale hai provato uno stato di “flow”, ossia in cui sei stato completamente assorbito tanto da perdere la cognizione del tempo.

Elabora ora tre mappe mentali, mettendo al centro di volta in volta uno dei tre momenti identificati prima: a ciascuno dovrai associare parole e concetti per almeno 3-4 livelli. Considera ora il livello più esterno di una delle tue mappe, seleziona tre elementi che attraggono a prima vista la tua attenzione e combinali in un possibile annuncio di lavoro, dai un nome al ruolo e disegna uno schizzo. Ripeti l’esercizio per ciascuna delle tre mappe.

Lo scopo non è giungere a un risultato specifico ma aiutarti a prendere in considerazione idee diverse in un formato creativo, sospendendo il giudizio.

5. Progetta la tua vita

Adesso hai l’attitudine mentale giusta per cimentarti nel “progetto Odissea”, ossia nell’elaborazione di tre possibili versioni della tua vita nei prossimi cinque anni:

  1. la prima deve incentrarsi su ciò che fai (es. espansione della tua vita attuale o di un’idea che coltivi da un po’ di tempo);
  2. la seconda riguarda ciò che faresti se tutto finisse improvvisamente (es. se il tuo lavoro non esistesse più);
  3. la terza si focalizza su ciò che faresti se il denaro e l’immagine non fossero un vincolo.

Ogni versione alternativa deve essere dotata di:

  • una linea del tempo visuale con elementi personali e non lavorativi (es. viaggio, creazione di una famiglia);
  • un titolo di sei parole che descriva in modo sintetico l’opzione;
  • due o tre domande poste dall’alternativa che stai esplorando (es. dove vivrò?; quali impatti avrà questa scelta?);
  • degli indicatori che misurino le risorse disponibili (es. tempo, denaro, competenze);
  • il tuo livello di apprezzamento verso il progetto;
  • la fiducia nel riuscire a realizzarlo o meno;
  • la coerenza del piano con la tua visione del lavoro e della vita.

Presenta questi progetti a un’altra persona o a un gruppo e annota l’energia che ti deriva da ogni alternativa che esponi.

6. Costruisci prototipi

Non disponi di dati sufficienti per rispondere alle domande che ti sei posto sulle tue possibili versioni di vita e dunque per prendere decisioni consapevoli. Realizzare prototipi significa porsi le domande giuste e creare esperienze per sperimentare alcune versioni potenzialmente interessanti del tuo futuro. La filosofia di base è tentare e fallire rapidamente per imparare e ottenere le informazioni necessarie ad andare avanti.

Due vie molto efficaci per costruire un prototipo sono la conversazione (ovvero il dialogo con qualcuno che già vive l’alternativa che tu stai considerando) e l’esperienza diretta con una possibile versione futura di te stesso, ad esempio tramite un progetto o uno stage nell’area di interesse.

Gli esercizi pratici principali sono terminati, ma gli esperti di Stanford elencano altri 5 passi, ricchi di consigli su come affrontare al meglio questo percorso.

Gli altri 5 passi

I passi 7 e 8 riguardano la progettazione del lavoro dei sogni, per cui occorre un processo di ricerca attiva sia online che offline, coltivando il proprio network di relazioni anche nel mondo fisico. È importante tenere a mente che non si cerca un lavoro ma un’offerta. Spesso gli annunci sono generici e imprecisi, quindi è facile reputarsi inadatti o giudicare il ruolo non in linea, prima ancora di candidarsi. La morale è che il lavoro perfetto non esiste, ma puoi aumentare le tue possibilità di trovarlo adattando il tuo curriculum alle parole chiave dell’annuncio. Inoltre, ricorda che non puoi conoscere a fondo la vera natura di un ruolo prima di averlo effettivamente ottenuto.

I passi 9 e 10 si concentrano sulla felicità, attraverso il compimento di buone scelte da vivere con fiducia e senza ripensamenti. Non esiste la scelta giusta per essere felice, ma un buon modo di scegliere, testando molteplici opzioni, applicando più di un metodo di conoscenza (es. affettivo, intuitivo, cognitivo) e imparando a lasciar andare per afferrare qualcosa di nuovo senza soffrire.

Questo processo non sarà immune dai fallimenti: per farne tesoro i docenti di Stanford propongono di registrare i fallimenti, classificandoli in diverse categorie che spaziano dalle debolezze, legate ad errori ricorrenti e ripetuti, ai pasticci, ossia gli errori su ciò che normalmente fai bene, agli insight di crescita, ovvero quegli errori che non sarebbero dovuti accadere o che non devono capitare di nuovo. Infine bisogna individuare per ciascun fallimento la relativa opportunità di crescita.

Il passo 11 ricorda che la progettazione della propria vita è un processo di co-creazione, in collaborazione con gli altri. È fondamentale costruire un team con cui condividere il tuo life design, che può comprendere familiari, sostenitori, collaboratori, mentori ed anche una community più ampia di persone che presentano affinità di scopo e si incontrano regolarmente per confrontarsi sui terreni comuni che tengono unito il gruppo.

Il risultato finale di una vita ben disegnata è una vita ben vissuta: non ti resta che cominciare.

Foto: Shutterstock

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