Quanto guadagnano i tuoi colleghi? Le nuove norme europee per la trasparenza salariale

Spesso è un argomento intoccabile e in alcuni casi fonte di imbarazzo. Ti sei mai chiesto quanto guadagnano i tuoi colleghi? È un quesito lecito che molti, una volta entrati nel mondo del lavoro e in particolar modo dopo aver subito differenze salariali di genere, si sono posti. Per riservatezza o per non creare situazioni spiacevoli nel luogo di lavoro si tende a evitare l’argomento poiché, soprattutto nel Bel Paese, si tiene particolarmente alla propria privacy.

In un contesto democratico la parità salariale e la non discrimazione tra i generi dovrebbero essere la base ma, fino ad ora, la questione non è stata così limpida. Per far fronte al problema della trasparenza retributiva la Commissione europea ha approvato una direttiva il 4 marzo 2021, adottata il 24 aprile 2023 dal Consiglio dell’Unione Europea e diventata effettiva dal 17 maggio, al momento della sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE. Ora, gli Stati membri avranno a disposizione un periodo di tre anni, fino al 2026, per incorporare la direttiva nella loro legislazione nazionale, modificando le leggi esistenti per includere le nuove disposizioni.

Obbligo di intervento se il gender gap supera il 5%

La direttiva vuole combattere la discriminazione retributiva contribuendo soprattutto a colmare il divario retributivo di genere nell’UE. Le aziende dell’Unione Europea dovranno divulgare i dettagli relativi ai salari e saranno obbligate a prendere misure nel caso in cui la disparità salariale di genere superi il 5%. La direttiva comprende anche provvedimenti per compensare coloro che subiscono discriminazione salariale e sanzionare i datori di lavoro che non rispettano le norme.

La trasparenza degli stipendi garantisce ai lavoratori e lavoratrici i mezzi necessari per far valere il diritto alla parità di retribuzione tra uomini e donne che svolgono la stessa mansione. Un ostacolo significativo nell’abbattere il divario salariale di genere è proprio la mancanza di trasparenza nei salari, e ad ora, le donne guadagnano in media il 13% in meno degli uomini. Questa disparità ha ripercussioni a lungo termine sulla qualità della vita delle donne, aumentando il loro rischio di povertà e contribuendo a un divario di pensione che si aggira intorno al 30% nell’Unione Europea (dati del 2018).

Trasparenza salariale, cosa cambia con le nuove norme

Secondo le nuove norme i datori di lavoro saranno tenuti a comunicare ai candidati per un posto di lavoro le informazioni relative alla retribuzione iniziale o alla fascia retributiva delle posizioni vacanti pubblicate, includendole nell’annuncio di lavoro stesso o fornendole prima del colloquio. Inoltre, i datori di lavoro non potranno chiedere ai candidati dettagli sulle loro retribuzioni attuali o nei lavori precedenti, rafforzando quindi la privacy del lavoratore.

Una volta assunti, i dipendenti avranno il diritto di chiedere al loro datore di lavoro informazioni riguardanti aspetti come i livelli retributivi medi e i criteri oggettivi e non discriminatori utilizzati per determinare l’evoluzione della carriera. Le aziende con più di 250 dipendenti dovranno presentare annualmente un rapporto all’autorità nazionale competente relativo al divario salariale di genere all’interno della loro azienda.

Per le aziende di dimensioni più ridotte, l’obbligo di comunicazione sarà richiesto ogni tre anni e le organizzazioni con meno di 100 dipendenti non avranno nessun obbligo di condivisione del report. Nel contesto italiano, nel quale il tessuto imprenditoriale è formato in gran parte da piccole e medie imprese, quindi, l’obbligo di comunicazione avrà quindi un impatto relativo.

Rafforzati gli strumenti anti-discriminazione

Nel caso in cui la comunicazione svelasse un divario salariale superiore al 5% che non possa essere giustificato tramite criteri oggettivi e non discriminatori, le aziende dovranno intraprendere un processo di valutazione congiunta delle retribuzioni in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori. In aggiunta, chi ha subito una discriminazione retributiva basata sul genere ha il diritto di ottenere un risarcimento che comprende il recupero completo dei salari arretrati e dei bonus o benefici in natura.

Fino ad ora nei casi di discriminazione salariale l’onere della prova era a carico del lavoratore. Da ora, invece, sarà responsabilità del datore di lavoro dimostrare di aver rispettato le normative dell’UE sulla parità salariale e sulla trasparenza retributiva. Nel caso in cui ci fossero violazioni, le sanzioni dovranno essere efficaci e proporzionate. La direttiva contiene, infine, disposizioni volte a garantire anche una copertura delle esigenze delle persone con disabilità.

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