La Germania sperimenta la settimana corta: al via il test di 4 Day Week Global su 45 aziende

Anche la Germania sperimenta la settimana corta: dal primo febbraio è partito un test, promosso dall’organizzazione non profit internazionale 4 Day Week Global con la società di consulenza tedesca Intraprenör, che coinvolge 45 aziende. L’economia tedesca, la cui economia è in affanno e che soffre in modo acuto del disallineamento tra domanda e offerta di posti di lavoro, prova così a replicare il test che ha coinvolto 61 aziende nel Regno Unito, con risultati positivi sul benessere dei dipendenti e sulla produttività.

In Italia non se ne parla più

La notizia della sperimentazione britannica era rimbalzata in Italia un anno fa, nel febbraio 2023, quando la proposta di ridurre le ore lavorate a parità di salario era stata abbracciata da Roberto Benaglia, segretario generale dei metalmeccanici della Fim Cisl. Dodici mesi dopo quella proposta, il tema sembra completamente uscito dal dibattito politico ed economico italiano, nonostante nel frattempo siano emersi accordi aziendali che, pur con formule molto diverse tra loro, avevano quell’ispirazione: da aziende metalmeccaniche come Imap e Tria, a una punta di diamante dell’automotive come Lamborghini fino a una grande azienda ICT come Fastweb.

Il test tedesco

Ma in che cosa consiste la sperimentazione avviata in Germania? Durerà sei mesi e coinvolgerà diversi settori. Questi i principali: il 14% delle aziende è del settore IT, il 12% opera nell’ambito della consulenza, l’11% nel commercio al dettaglio e nel catering, il 10% nell’edilizia.

Stando a quanto riporta The Local, la maggior parte delle imprese coinvolte (il 30%) ha sede nella regione Renania Settentrionale-Westfalia, il 17% nel Baden-Württemberg e il 16% in Baviera.

Secondo Euronews, l’economia tedesca soffre di una sindrome acuta di talent shortage, tanto che lo scorso novembre «la Camera di Commercio e Industria DIHK ha dichiarato che la metà delle aziende tedesche fatica a coprire i posti vacanti». La perdita stimata a causa dei posti non occupati è di 90 miliardi di euro, pari al 2% del Pil, secondo il vice direttore generale della DIHK Achim Dercks.

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