Politiche di genere. Italia consolida posizione in Ue, ma arretra sul lavoro

Negli ultimi tre anni l’Italia ha registrato una serie di miglioramenti nell’ambito delle politiche di genere. Progressi fatti nella sfera del potere decisionale e dell’autonomia finanziaria consentono al nostro Paese di consolidare il 14° posto tra gli stati membri del’Unione europea con un punteggio complessivo di 65 punti su 100. Dal 2010 l’Italia è progredita di 11,7 punti, avanzando di sette posti in graduatoria. Si tratta di uno dei maggiori miglioramenti a lungo termine rispetto ad altri stati membri. Dal 2019 l’Italia è progredita di 1,2 punti, restando comunque sotto la media dell’Ue e segnando qualche passo indietro in ambito lavorativo, probabilmente dovuto agli effetti del biennio della pandemia da Covid-19. La fotografia è dell’indice europeo sull’uguaglianza di genere stilato dall’Eige, l’Istituto europeo sull’uguaglianza di genere.

Migliori prestazioni

Il punteggio più alto dell’Italia è nell’ambito della salute, in cui totalizza 89,0 punti e si colloca al decimo posto tra tutti gli stati membri. I migliori risultati si segnalano nel sotto dominio dell’accesso ai servizi sanitari dove, con un punteggio di 98,6 punti, si colloca al decimo posto. Dal 2019 il punteggio dell’Italia nel settore della salute ha subito una battuta di arresto (+ 0,6 punti) e la sua posizione in classifica è scesa di un posto a causa dei progressi più lenti rispetto a quelli di altri stati membri.

Maggiori possibilità di miglioramento

Dal 2019 l’Italia ha realizzato i minori progressi nel dominio della conoscenza (+ 0,5 punti), rimanendo al 13ºposto. I progressi si sono bloccati per quanto riguarda il sotto dominio del tasso di partecipazione e successo scolastici (- 0,6 punti dal 2019) e la sua posizione in classifica è rimasta invariata negli ultimi anni, mantenendosi al 25º posto.

Principali miglioramenti

Dal 2019 il punteggio dell’Italia (56,9 punti) è migliorato maggiormente nel dominio del potere (+ 4,7 punti), consentendo al paese di salire dal 14º al 12º posto in classifica. Tale cambiamento è stato determinato in particolare dai miglioramenti nel sottodominio del processo decisionale politico (+ 6,0 punti) e del processo decisionale sociale (+ 5,2 punti). Dal 2010 il punteggio dell’Italia è notevolmente aumentato nel dominio del potere (+ 31,7 punti), il che rappresenta uno dei maggiori miglioramenti in tutti gli stati membri. Ciò è dovuto principalmente a un aumento del punteggio nel sottodominio del processo decisionale economico (+ 48,9 punti).

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Un passo indietro sul lavoro

Dal 2019 il punteggio dell’Italia è diminuito di 0,5 punti nel settore del lavoro, in cui ha attualmente totalizzato 63,2 punti collocandosi costantemente all’ultimo posto tra tutti gli stati membri dell’Ue. Ciò è attribuibile principalmente agli elevati livelli di disuguaglianza di genere nel sotto dominio della partecipazione sul luogo di lavoro, in cui si colloca al 27º posto con 68,1 punti. Il tasso di occupazione femminile per posizioni a tempo pieno o equivalenti in Italia è del 31%, dieci punti sotto la media Ue, contro il 51% degli uomini che dimezzano lo scostamento rispetto alla media europea (5%). Inoltre, alcuni settori sono fortemente orientati al genere. In ambito salute, lavori sociali ed educazione, per esempio, il tasso di occupazione femminile è in Italia del 26,5% mentre la presenza di uomini si ferma al 7,4%. Infine, l’indice che misura le prospettive di carriera per una donna arriva a 51,9 punti su 100, per gli uomini nelle medesime posizioni sale a 55,7.

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